Giuliano Briganti
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Biografia

Giuliano e Luisa Briganti
Luisa e Giuliano Briganti guardano il quadro di Jacob Jordaens, Mosè fa scaturire l'acqua dalla roccia, al museo di Kassel, Gemäldegalerie Alte Meister, 1992 - Foto di Giancarlo Pediconi - Archivio fotografico Luisa Briganti
(Roma 2 gennaio 1918 - 17 dicembre 1992)
 
 
Giuliano Briganti nasce a Roma nel 1918 da Clelia Urbinati e Aldo Briganti. Suo padre, Aldo (1893-1965), mercante colto, umanista, è anch’egli storico dell’arte; si è laureato in Lettere, con una tesi su Il Raffaellismo a Bologna, all’Università di Bologna nel 1914 con Igino Benvenuto Supino ed è stato poi allievo a Roma di Adolfo Venturi alla Scuola di Perfezionamento in storia dell’arte medievale e moderna, da poco creata dallo stesso Venturi (1901), nella facoltà di Lettere all’Università “La Sapienza”. La mamma, Clelia, si è laureata a Bologna nel 1915, con una tesi su Andrea Marchesi da Formigine, architetto e intagliatore.
 
Giuliano abita prima con i genitori e i nonni, Luigi e Barbara, in piazza Vittorio 121 e poi con i soli genitori in via Giulia 147 a Palazzo Ricci.
 
Nel 1936 Giuliano consegue la maturità classica al liceo Ennio Quirino Visconti di Roma. Il 22 giugno 1940 si laurea in Lettere con indirizzo storia dell’arte medievale e moderna all’Università La Sapienza di Roma con Pietro Toesca con una tesi su Pellegrino Tibaldi, pittore bolognese del Cinquecento. La tesi prenderà la forma di un vero e proprio saggio monografico edito dalla casa editrice Cosmopolita, nel 1945, alla fine della II guerra mondiale, con il titolo Il Manierismo e Pellegrino Tibaldi. L’attività di Briganti studioso e critico d’arte inizia molto presto, a meno di vent’anni: al 1937 risalgono i primi scritti d’arte sul mensile “La Ruota”. Su questa rivista, della quale è redattore - accanto a Mario Alicata, Girolamo Sotgiu, Antonello Trombadori, Guglielmo Petroni, Carlo Muscetta-, scrive diversi testi e collabora fino al numero 2-3 del febbraio-marzo 1941. Dal 1938 ha cominciato a pubblicare saggi e recensioni su “La Critica d’Arte”, la rivista d’arte fondata da Carlo Ludovico Ragghianti e Ranuccio Bianchi Bandinelli. Nel 1942 collabora a “Primato”, la rivista di Giuseppe Bottai.
 
Nell’estate del 1943 viene assunto come critico d’arte del “Popolo di Roma”, il quotidiano romano diretto da Corrado Alvaro. Resterà al giornale per poco tempo, non più di un mese e mezzo.
 
Tra il 25 giugno 1944 e il 14 marzo 1946 è il redattore responsabile del settimanale “Cosmopolita”, la rivista fondata da Alessandro Morandotti nel giugno 1944, dopo la liberazione di Roma. In quel settimanale, di sole otto pagine, un antenato de “L’Espresso”, scrivono, oltre a Briganti, molti dei più noti intellettuali del Novecento italiano, da Carlo Lizzani a Michelangelo Antonioni, da Enzo Forcella a Giorgio Bassani, da Renato Guttuso a Roberto Longhi, da Anna Banti a Guido Carli, da Arrigo Benedetti a Gastone Manacorda. Accanto a loro collaborano numerosi intellettuali europei, da Igor Strawinski a Klaus Mann, ad André Gide, da Harold Nicolson a John Rewald. Autori come Eric Maria Remarque, Isaac Babel e André Malraux, pubblicano a puntate i loro romanzi. Giuliano condividerà il lavoro quotidiano nella redazione della rivista in Palazzo Lazzaroni di via de’Lucchesi 26 con Brunello Vandano, un giovane scrittore, suo coetaneo. Tra i due nasce una intensa amicizia legata a quella avventura giornalistica.
 
L’attività di scrittore sulle riviste e sui giornali accompagnerà Giuliano Briganti per tutta la vita, sarà una costante. Dal 1965 al 1968 scriverà ogni settimana, la rubrica dell’arte su “L’Espresso” prendendo il posto che era stato di Lionello Venturi prima e di Carlo Ludovico Ragghianti poi. Dal gennaio 1976 sarà il critico d’arte de “la Repubblica”, il nuovo giornale fondato da Eugenio Scalfari. Scriverà sul quotidiano per sedici anni, fino al novembre 1992. L’ultimo scritto risale al 18 novembre 1992, un mese prima della morte. In entrambi i casi sarà lo stesso Eugenio Scalfari a sceglierlo come critico d’arte prima del settimanale e poi del quotidiano.
 
Due gli uomini che Giuliano Briganti ha espressamente scelto quali suoi maestri: Carlo Ludovico Ragghianti e Roberto Longhi, grande amico di Aldo Briganti. Di Roberto Longhi sarà segretario, nello studio di via Benedetto Fortini 30 a Firenze, dal 1941 al 1943.
 
Dal 1950, accanto a Francesco Arcangeli, Ferdinando Bologna e Federico Zeri, fa parte della redazione della neonata rivista “Paragone Arte”, fondata da Roberto Longhi. Briganti vi scriverà importanti saggi sulla pittura del Seicento italiano fino al 1961 e dieci anni dopo, nel gennaio 1972, uscirà definitivamente dalla redazione, in disaccordo con la conduzione della rivista.
 
Un capitolo ancora poco noto dell’attività di Briganti, una vera e propria attività fatta di viaggi e ricerche in Germania, è quello relativo al recupero delle opere d’arte asportate dai tedeschi durante l’ultima guerra. Dal 1958 alla metà degli anni Sessanta Briganti, accanto a Roberto Longhi, a Giulio Carlo Argan e al ministro Rodolfo Siviero, faceva parte, in qualità di esperto, della Legazione delle restituzioni del Ministero degli Affari Esteri.
 
Gli anni Sessanta sono molto intensi per lo studioso. Nel 1961 pubblica La maniera italiana. Nel 1962 il volume su Il Palazzo del Quirinale uscito lo stesso anno del Pietro da Cortona. Nel volume sul Palazzo del Quirinale Giuliano Briganti apre un capitolo di studi che si concluderà solo trent’anni dopo con i due volumi che pubblicheremo con lui, Ludovica Trezzani ed io, nel 1993 dopo la sua morte. Nel 1966 prende finalmente una forma definitiva quello studio su Gaspar van Wittel iniziato con un piccolo scritto su “La Critica d’Arte” nel 1940 da uno studioso appena laureato e proseguito nel 1943 e ancora nel 1947 con la voce Wittel, Gaspar Adriaensz van sul glorioso dizionario tedesco di Thieme e Becker.
 
Il 4 marzo 1974 sposa Luisa Laureati, gallerista d’arte contemporanea, che sarà la compagna della vita. Per le mostre della sua Galleria lo studioso scriverà spesso testi di presentazione per i cataloghi. Da questo momento comincerà a frequentare assiduamente giovani artisti quali, tra gli altri, Giosetta Fioroni, Jannis Kounellis, Eliseo Mattiacci, Giulio Paolini, Luigi Ontani e, più tardi, Nunzio.
 
Nel 1949 Briganti aveva preso la libera docenza per l’insegnamento universitario. Nel 1972 viene chiamato all’Università di Siena ad insegnare storia dell’arte moderna e nel 1977 storia dell’arte contemporanea. Nel 1983 arriva a Roma dove, per un decennio, ricopre la cattedra di storia dell’arte moderna in quello che era allora il Magistero ed è oggi la Terza Università di Roma.
 
Nel 1977 pubblica il volume su I pittori dell’immaginario arte e rivoluzione psicologica, un lavoro realizzato in totale autonomia dal mondo longhiano.
 
Nel 1977-78 la casa studio di Briganti in via della Mercede 12a si apre ad un gruppo di giovani, laureati e laureandi (Fabrizio d’Amico, Clemente Marsicola, Ludovica Trezzani, Daniela di Castro, Luigi Ficacci, Anna Coliva ed io), chiamati da lui a lavorare ad un progetto utopico. Nel 1977 lo studioso aveva ottenuto dalla Fondazione Mattioli della Banca Commerciale Italiana un premio di venti milioni di lire per un progetto di studio. Decise di investire quel denaro per un lavoro da lui diretto, ma eseguito da noi, giovani studiosi, dedicato alla catalogazione delle opere dei pittori italiani del Seicento, ordinati alfabeticamente, partendo dalle fonti. Il lavoro, di berensoniana memoria, non fu mai pubblicato e si trova oggi, sotto forma di schede manoscritte e scritte a macchina, nella Biblioteca Giuliano Briganti a Siena. La casa-studio di via della Mercede, ispirata allo studio longhiano di via Fortini 30, permetteva a noi, apprendisti-studiosi, di avere un contatto diretto con le opere e con un maestro, e nello stesso tempo di usufruire della sua vasta biblioteca e della annessa fototeca, oggi entrambe aperte al pubblico di studiosi e studenti nel Palazzo Squarcialupi del Comune di Siena, palazzo posto di fronte al Duomo.
Nel 1983 Briganti pubblica il volume su I Bamboccianti, un argomento che aveva cominciato a trattare fin dal 1950 quando aveva curato la mostra presso la Galleria Antiquaria di Palazzo Massimo alle Colonne a Roma e nello stesso tempo aveva scritto un saggio su “Proporzioni”, la rivista longhiana.
 
Accanto alla intensa attività di storico dell’arte del Cinque, Sei e Settecento, Briganti scrive ripetutamente di arte del Novecento, sia per riviste e giornali, “L’Espresso” e “la Repubblica”, sia per cataloghi di mostre, che per veri e propri cataloghi generali. Nel 1979 cura la mostra dedicata a Giorgio De Chirico e alla Metafisica, dal titolo La pittura metafisica, a Palazzo Grassi a Venezia. Nel 1991 pubblica i due volumi del Catalogo Generale dell’opera di Filippo De Pisis. Dell’opera di De Chirico Briganti aveva cominciato ad occuparsi, fin dal 1971 quando lo stesso Maestro della Metafisica gli aveva chiesto di partecipare alla redazione del proprio Catalogo Generale.
 
Giuliano Briganti concluse la sua vita nella casa di via della Mercede, durante una riunione del comitato scientifico della mostra, Romanticismo, che si sarebbe tenuta a Trento, al Palazzo delle Albere, l’anno successivo.
 
 
Laura Laureati


Poche note biografiche sparse sulla famiglia di Giuliano Briganti
 
Alcune fotografie 
 
Documenti di uno storico dell'arte del Novecento: 1-2-3
 
 

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