Giuliano Briganti
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Poche note biografiche sparse sulla famiglia di Giuliano Briganti

di Laura Laureati
 
Poche le notizie sulla famiglia paterna di Giuliano Briganti. La nonna Barbara, donna molto amata dal nipote, dovrebbe essere nata il 9 maggio 1872 e nel 1954 era ancora viva. Suo marito Luigi, probabilmente farmacista, muore nel luglio 1919, come testimonia la lettera di condoglianze scritta da Adolfo Venturi ad Aldo Briganti il 9 luglio 1919. I coniugi Luigi e Barbara vivono in parte a Genova, almeno tra il 1916 e il 1917, in Corso Torino 2/4. Tra il 1917 e il 1918 sono a Roma e abitano in piazza Vittorio Emanuele 121. La casa di piazza Vittorio Emanuele esiste almeno dal settembre 1915 poichè questo indirizzo è indicato in una lettera ad Aldo Briganti scritta da Roberto Longhi il 19 settembre 1915.
Aldo Briganti, il papà di Giuliano, nasce a Forlimpopoli, in provincia di Forlì il 10 giugno 1892. Si laurea in lettere, con indirizzo storia dell’arte all’Università di Bologna, il 15 dicembre 1914. Il suo relatore è il professore Igino Benvenuto Supino (1858-1940). Il titolo della tesi è: Il raffaellismo a Bologna. Una copia della tesi, quella dell’autore, è conservata a Siena nella Biblioteca Giuliano Briganti in Palazzo Squarcialupi nel complesso del Santa Maria della Scala.
Nel 1915-16 Aldo è iscritto, sempre a Bologna, al IV anno di Filosofia.
Nel marzo 1917 concorre alla Borsa (questo è il termine usato da Roberto Longhi e Aldo Briganti nella loro corrispondenza) di Adolfo Venturi per il corso di Perfezionamento in Storia dell’arte alla Università “La Sapienza” di Roma. Vince la borsa, entra e segue il corso di Perfezionamento.
Tra il 1915 e il 1918 è in società con Roberto Longhi per l’acquisto e la vendita di quadri. La società non è ufficiale, è sancita solo da un accordo verbale tra Roberto Longhi, più vecchio di Aldo di due anni, e Aldo Briganti. In teoria Longhi sarebbe stato l’occhio della società e Briganti colui che disponeva del capitale, in realtà spesso l’occhio di Briganti sopravanzava quello di Longhi come si può dedurre dalla lettura della corrispondenza scambiata tra i due giovani storici dell’arte. Al suo occhio Longhi univa la sua fama come studioso, soprattutto di pittura del Seicento italiano e in particolare di Caravaggio, soggetto della tesi di laurea con Pietro Toesca. Longhi inoltre scriveva recensioni molto lunghe e complesse su “L’Arte”, la rivista di Adolfo Venturi. Era molto stimato da Adolfo Venturi del quale aveva seguito, qualche anno prima di Aldo, il corso di Perfezionamento. Anche Aldo Briganti scriveva recensioni su “L’Arte”, ma le sue, diversamente da quelle longhiane, erano molto molto stringate. Così, oltre alle recensioni, l’unico testo di Aldo pubblicato- Un’opera inedita di Filippino Lippi, in Miscellanea di storia dell’arte in onore di Igino Benvenuto Supino, Firenze 1933- è uno scritto breve, di sole 14 righe. Eppure questo testo breve è la pubblicazione di un Crocefisso, allora inedito, di Filippino Lippi che è stato recentemente venduto da Christie’s a New York (27 gennaio 2010) e nella scheda del catalogo d’asta la prima voce bibliografica è proprio quella del breve testo di Aldo Briganti del 1933. Il Crocifisso è stato acquistato dal museo civico di Prato ed è stato recentemente esposto alla mostra delle Scuderie del Quirinale (2011) Filippino Lippi e Sandro Botticelli nella Firenze del ‘400.
Intorno al giugno 1917 Aldo sposa Clelia Urbinati, sua collega di università, appena più giovane di lui.
Clelia, romana, nasce nel 1893. Il 12 giugno 1915 si laurea in lettere con indirizzo storia dell’arte, anche lei a Bologna, con Igino Benvenuto Supino. La tesi reca il titolo: Andrea Marchesi da Formigine architetto e intagliatore. Clelia muore al Ferrone (in provincia di Firenze), nella villa della famiglia Briganti, nell’ottobre del 1971.
Il 2 gennaio 1918 nasce a Roma Giuliano Briganti o almeno questa è la data ufficiale. Giuliano raccontava che era nato negli ultimi giorni di dicembre del 1917, ma la nascita era stata dichiarata solo il 2 gennaio dell’anno successivo. Come lui anche Roberto Longhi e Renato Guttuso avevano subito la stessa sorte.
Nel luglio 1919 muore Luigi Briganti, il padre di Aldo. Il professor Adolfo Venturi il 9 luglio 1919 invia un biglietto di condoglianze al figlio, suo allievo.
Nei primissimi anni di matrimonio Aldo e Clelia vivono, probabilmente con i suoceri (ma Luigi morirà poco dopo le nozze del figlio), in piazza Vittorio Emanuele n.121 e Giuliano stesso è nato lì. La piazza, circondata da palazzi con ampi portici di stile ottocentesco, era stata costruita da Gaetano Koch, per volontà dei piemontesi, tra il 1880 e il 1882, poco tempo dopo il trasferimento della capitale d’Italia da Firenze a Roma (1871). Nel 1921 quella casa accoglieva un ospite d’eccezione: André Derain. Il pittore francese, durante il suo primo viaggio a Roma, era stato ospite di Aldo Briganti che lo aveva condotto in giro per la città. Derain, al ritorno dal grand tour romano, affacciandosi dalla terrazza della casa, aveva detto che piazza Vittorio era la piazza più bella della città.
Nel 1935 la famiglia Briganti abita sicuramente in Palazzo Ricci-Parracciani in via Giulia 147. Nello stesso palazzo abitava il critico letterario, Mario Praz. E’ probabile che la famiglia si fosse trasferita in via Giulia fin dai primissimi anni Trenta. Giuliano nel corso degli anni Trenta, frequentava il liceo Visconti in piazza del Collegio Romano. Tra i suoi compagni di classe ricordiamo almeno Antonello Trombadori (che Giuliano conosceva dall’età di sei anni), Paolo Emilio Manacorda e Franco Modigliani, premio Nobel per l’economia. A Palazzo Ricci Parracciani Clelia e Aldo resteranno, salvo il periodo della guerra 1940-1945, fino alla morte di Aldo nel 1965. Aldo muore nel gennaio 1965. E’ lui stesso, malato di tumore, a porre fine alla sua vita.
Nel gennaio del 1939 Aldo e Clelia avevano cominciato a visitare proprietà da acquistare nei dintorni di Firenze. Nel maggio dello stesso anno firmano il compromesso e acquistano la villa “Le Caselline”, in località Il Ferrone, a venti chilometri di distanza da Firenze e a circa cinque chilometri da Impruneta.
Quella casa- acquistata seguendo il modello della residenza berensoniana de “I Tatti”, nei pressi di Fiesole, e della villa longhiana de “Il tasso” a Firenze- resterà per i Briganti, un punto di riferimento costante della vita familiare. Appartiene ora a Guido Briganti. Negli anni della II guerra mondiale Barbara, la nonna di Giuliano, trascorreva al Ferrone lunghi periodi e penso che anche nel dopoguerra quella fosse la sua residenza abituale. La stessa Clelia, dopo la morte del marito Aldo, tra il 1965 e il 1971, viveva al Ferrone.
Aldo e Clelia trovarono “rifugio” al Ferrone in quegli anni assai difficili, tra il 1940 e il 1945, durante la guerra, poiché quel luogo, per la presenza della vigna, permetteva una piccola produzione di vino, inoltre si ammazzava il maiale e quindi, anche nei periodi di mercato nero, c’era possibilità di avere a disposizione viveri in abbondanza.
Il papà e la mamma di Giuliano svolsero a lungo insieme attività di mercanti d’arte, andavano almeno tre o quattro volte l’anno a Londra, partecipavano alle aste e compravano quadri, mobili e libri. La nonna Barbara teneva i conti. Era Aldo a scegliere le opere con il suo occhio allenato di conoscitore e quel mestiere di mercante avrebbe voluto trasmetterlo a Giuliano che preferì invece quello di vero e proprio storico dell’arte, scrivendo saggi, intervenendo come critico sui giornali e infine insegnando per una ventina d’anni all’università, prima a Siena e poi a Roma.
 
 
9 novembre 2017, testo rivisto il 25 novembre 2021