Giuliano Briganti

Per l'arte. Perchè?

Presentazione di Lorena Preta


Chi meglio di Giuliano Briganti insieme a Giulio Giorello, Giacomo Marramao e Giorgio Ruffolo, per parlare del tema del libro La narrazione delle origini (Editore Laterza), frutto degli incontri di Spoletoscienza basati sull’accostamento tra arte, scienza, spettacolo, che da un paio di anni introducevano nella variegata realtà del Festival dei Due mondi, la sfida di un sapere che, pur essendo legato alle differenti discipline, osava contaminarsi con altri saperi, altri tipi di conoscenza. Era stato facile per me immaginare che questi amici, pensatori originali e non troppo condizionati dal pensiero accademico, potessero accostarsi alla problematica con la spregiudicatezza e la libertà intellettuale che li caratterizzava.
Non immaginavo che quella sera del 1991 alla presentazione del libro all’Accademia di Spagna, Giuliano si interrogasse sull’appropriatezza del suo stare lì, a parlare delle origini…eppure fu la prima domanda che si pose durante la presentazione: “ che ci faccio io qui?” oppure qualcosa come “cosa c’entra l’arte?”…ma naturalmente dopo la prima apparente reticenza che in realtà gli serviva soltanto a porsi come di consueto in una maniera ironica e non scontata di fronte a qualsiasi argomento, cominciò il suo girovagare brillante e allo stesso tempo profondo tra le problematiche poste da un tema così impegnativo. E come sempre dalle sue parole Giuliano faceva nascere un mondo di ibridazioni di pensieri, qualcosa di artistico, una trasformazione un po’ trasognata dell’oggetto a cui si accostava.
Ne avevo scritto in un altro libro adoperando l’esperienza reale che ci era capitata insieme in uno dei nostri bellissimi viaggi in barca insieme a Luisa e altri amici:

Sì, le coste turche sono ancora pulite. Mentre la barca è ancorata proprio al centro della baia, meglio godersi l’ultimo bagno prima del calare del sole. Raggiungere a nuoto l’isolotto poco distante e poi tornare. L’acqua è verde chiaro vicino alla riva. Qualcuno comincia a muoversi dalla spiaggia. Si fa buio. E’ un po’ doloroso mettere i piedi sui sassi acuminati, ma c’è qualche spazio di sabbia e un po’ di alghe. All’improvviso una pressione leggera sulla caviglia. Aiuto, un polipo! Lascia la presa ma insegue la gamba per un po’, poi scappa veloce verso la roccia.
Ha inizio il gioco delle interpretazioni di ognuno, secondo i propri modelli conoscitivi. Lo spirito scientifico: “E’ impossibile un polipo così vicino alla riva!”; l’esperto di psicologia animale: “Non si sarebbe mai spinto a un contatto per poi mollare!”; il conoscitore della ricca fantasia della preda: “E’ solo una tua immaginazione!”.
Eppure l’ho visto, ne sono sicura…Giuliano e un altro stanno un po’ più avanti e cercano di scrutare sotto l’acqua, curiosi. Finalmente lo vedono anche loro: è molto grande, scappa veloce e s’infila tra due rocce lasciando fuori i tentacoli. Ma che strana storia! Dopo, sulla barca, il racconto colorito per gli altri. Risa, eccitazione e…un bello spavento: ma la narrazione è finita e anche se sarebbe bello ripetere ancora e poi ancora, non si può ricominciare di nuovo! Che strana storia! Più tardi sul tavolo, ancora turbata e perplessa, vedo un foglio lasciatomi da Giuliano: “Un polipo romantico sognava alla luna…”.
I disegni schizzati sul foglio e le parole che li accompagnano si succedono a illustrare una storia fantastica e terribile: il polipo innamorato, viene staccato dalla gamba di Margaretha, ma nell’urgenza dell’azione viene tagliata insieme al tentacolo anche la gamba… Giorni tremendi…un medico turco compie il miracolo, ma commette un errore: al posto della gamba attacca il tentacolo…e così la bella, tutte le notti sulla barca, sogna nostalgicamente il polipo, che ormai in parte le appartiene…

E la paura, l’eccitazione e la curiosità trovano una forma, una via di rappresentazione. E le emozioni sono restituite trasformate. E l’invenzione narra anche della realtà, e ridistribuisce i diversi elementi, e dà corpo alle fantasie, e le colloca in un campo più complesso e più ampio, dove varie rielaborazioni dell’evento sono rese possibili.
Una trasformazione poetica e cognitiva. D’altronde chi conosceva e voleva bene a Giuliano Briganti, sapeva della sua libertà immaginativa, della sua capacità di pensiero oniroide, sospeso tra la trascrizione attenta della realtà e la sua trasformazione sognante, della sua capacità di réverie.


Per l'arte. Perchè