Giuliano Briganti
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Paolo, Gastone e Mimisa Manacorda


Paolo Manacorda legge nel terrazzo di Giuliano Briganti, Via Giulia 147, Roma, 1937. Foto conservata presso la Quadriennale di Roma, Fondo Trombadori
Nel 1936 Paolo Emilio si iscrive alla facoltà di Lettere dove si lega a Mario Alicata, Antonello Trombadori, ma soprattutto a Giuliano Briganti che diviene l’amico più caro; a lui sono indirizzate 25 lettere spedite dal confine settentrionale dopo essere stato richiamato nell’imminenza della dichiarazione di guerra: la prima, nel maggio 1939, arriva da Roma, l’ultima da Diklici in Jugoslavia, e porta la data del 24 febbraio 1942: il giorno dopo, a soli 26 anni, Paolo cadeva in una azione di guerra.
 
Le lettere di Paolo Manacorda descrivono quello che dovette essere, subito prima della catastrofe, l’ardore di alcuni giovani universitari per la cultura umanistica, letteraria e figurativa, cosa viva e unico baluardo contro l’incalzare del degrado fascista. Consegnano al lettore il racconto, intriso di struggente nostalgia, di giornate che combinavano una domestica leggerezza con l’alta tensione intellettuale: trascorse in casa Briganti al Ferrone “a leggere a pescare a non far niente” in un paesaggio toscano da sorelle Materassi; a cercare libri a Piazza di Spagna, o a girare per Trastevere in carrozzella; ci fanno assistere ai dopocena nella casa di via Giulia, passati a sfidarsi nel gioco dei poeti, con citazioni che andavano da Omero ad Ariosto. Una edizione di Omero, regalata da Giuliano, Paolo Manacorda l’aveva con sé nei mesi di guerra, e al compagno lontano racconterà di compensare con le immagini favolose dell’Orlando la perdita delle cose più care: “e penso a voi che siete liberi, liberi, specialmente del vostro tempo e di dedicarne quanto volete allo studio”.
 
Parole che dovettero incidersi profondamente nella sensibilità del giovanissimo Giuliano Briganti: la sorridente gentilezza che segnava, come tratto distintivo ed assai raro, il suo rapporto con gli altri studiosi, giovani e meno giovani, e la felicità che portava nella ricerca, forse erano nati come un doveroso tributo a quel privilegio di libertà che era stato negato all’amico ed invece concesso a lui. (A cura di Barbara Cinelli)
 
Vorrei aggiungere il racconto di come fosse “il gioco dei poeti” di Aldo Briganti, iniziato quando ancora le sue “vittime” erano ai primi anni del Liceo Visconti. Briganti declamava o leggeva una riga di una poesia o di un testo letterario. Giuliano con i suoi amici Paolo Manacorda, Antonello Trombadori e Mario Alicata, dovevano citare l’autore e il titolo dell’opera a cui si riferiva e, se fosse stato mai possibile, continuare sempre a memoria il resto del testo. (A cura di Luisa Laureati Briganti)
 

Elenco delle lettere:

Roma, 22 maggio 1939
Bassano del Grappa, luglio 1939
Bassano del Grappa, 23 luglio 1939
Malga Ciapela, 20 agosto 1939
Bassano del Grappa, 2 settembre 1939
Mondovì, 22 luglio 1940
Cuneo, 2 agosto 1940
Cuneo, 4 agosto 1940
Paluzza, 23 agosto 1940
Paluzza, 1 settembre 1940
Roma, 18 maggio 1941
Valle Stura, 17 luglio 1941
Vinadio, 5 settembre 1941
Trappa di Grappa, 22 dicembre 1941
Trappa di Grappa, 24 dicembre 1941
Trappa di Grappa, 25 dicembre 1941
Trappa di Grappa, 27 dicembre 1941
Garessio, 2 gennaio 1942
Trappa di Grappa, 9 gennaio 1942
Garessio, 18 gennaio 1942
Dubrovnih, 26 gennaio 1942
28 gennaio 1942
Mlini, 1 febbraio 1942
15 febbraio 1942
Diklici, 24 febbraio 1942
Perugia, 22 marzo 1942
Livorno, 1 giugno 1942
Livorno, 21 giugno 1942