Giuliano Briganti

Adolf Hirémy Hirschl

Adolf Hirémy Hirschl
 
Temesvàr 1860 – Roma 1933
 
Sentiero nel bosco
Carboncino e pastelli colorati su carta verde, mm 326x248
Siglato “A.H.” in basso a destra
 
Esposizioni:
Adolf Hirémy Hirschl 1860-1933. Disegni, acquarelli e pastelli. Roma, Galleria Carlo Virgilio, 1982
 
Bibliografia:
Adolf Hirémy Hirschl 1860-1933. Disegni, acquarelli e pastelli. Catalogo della mostra a cura di J. Garms, C.Virgilio, W. Zetti, Roma 1982, n. 157 (non riprodotto)
 
La riscoperta di Adolf Hirèmy, austro-ungarico per nascita ma attivo a Roma dalla fine dell’Ottocento, risale ai primi anni Ottanta del secolo scorso quando il ritrovamento di un ricchissimo materiale di studio presso gli eredi dell’artista sollecitò l’interesse di collezionisti e studiosi, culminato nella mostra organizzata a Roma nel 1982 da Carlo Virgilio e in quella curata da Alessandro Porro per Matthiesen Fine Arts di Londra nel 1987, entrambe introdotte da un saggio biografico di Jörg Garms.
A queste esposizioni si accompagnò, in maniera fortuita, il ritrovamento nei depositi del Museo di Roma del grande polittico di Hirémy dedicato al declino della Roma imperiale e al sorgere di quella cristiana intitolato Sic Transit…, terminato alla vigilia della prima guerra mondiale e lì abbandonato dall’artista, che negli anni del conflitto si era spostato a Trieste dedicandosi alla raffigurazione dei porti adriatici della madre-patria. Ne diede notizia Gemma di Domenico Cortese (Un politticone ritrovato, in “Bollettino dei Musei Comunali di Roma” XXXII, 1985, pp. 89-101) mentre numerosi studi preparatori ad esso relativi furono esposti a Londra due anni dopo (Hirémy Hirschl. Catalogo della mostra. Londra, Matthiesen Fine Arts, 1987, pp. 12-13, e nn. 29-38).
Ultima opera monumentale di Hirémy, il grande polittico riproponeva i temi escatologico-catastrofici (vedi L’entrata dei Goti a Roma, 1882; La peste a Roma, 1884) e la forte carica simbolista che avevano distinto l’intera carriera viennese
dell’artista, inaugurata dagli studi accademici nel 1874-75 e coronata dal brillante successo nel 1898 delle Anime sulle rive dell’Acheronte, che gli era valso il massimo riconoscimento della Medaglia d’Oro per il giubileo dell’Imperatore Francesco Giuseppe. Un successo di breve durata, tuttavia, dal momento che le sue opere, legate all’esempio di maestri diversi ma tutti ugualmente sorpassati, non ressero il confronto con le novità della Secessione viennese e del nuovo secolo.
Stabilmente a Roma dal 1898, dopo un primo soggiorno di studio nel 1882-84, e accademico di San Luca nel 1913, nel corso del Novecento Hirémy si lega al gruppo dei XXV della Campagna Romana. Sono appunto i bellissimi studi di paesaggio, dove la figura umana è rigorosamente assente, a rivelarci un aspetto diverso e più attuale della sua arte e soprattutto le sue altissime doti di disegnatore e colorista. Ne sono protagonisti boschi radi, sentieri tra le rocce, magri corsi d’acqua, dove l’assenza di motivi allegorici e narrativi o di semplice decorazione esalta la precisione dello sguardo e del segno.
 
Ludovica Trezzani
Gennaio 2017