Giuliano Briganti

Il grande gioco dell’oca del Giro del Mondo

Il gioco dell'oca
Disegno di Giuliano Briganti
di BARBARA BRIGANTI


I disegni che Giuliano mi dedicava venivano quasi sempre eseguiti in occasione delle visite che mi faceva quando soccombevo a qualche malanno infantile. Per distrarmi e divertirmi veniva a trovarmi, e, a richiesta, disegnava quello che volevo: scene di duelli, viaggi per mare, giungle animate da fiere e selvaggi in gonnellino, parate militari, il tutto buttato lì sempre con estrema facilità e spontaneità. Il bello è che allora ero assolutamente convinta che il dono della rappresentazione fosse una dote normale negli adulti, tutti quelli che conoscevo sapevano disegnare. Solo molto tempo dopo avvertii la differenza di qualità tra i suoi disegni e quelli degli altri.

Ricordo perfettamente il momento in cui inventammo insieme (si fa per dire) il grande gioco dell’oca del Giro del Mondo, doveva essere il 1956 o giù di lì, l’anno del grandioso film con David Niven. Io al solito ero a letto, lagnosa, febbricitante e smaniosa come tutti i ragazzini e lui ebbe l’idea di ricreare un gioco simile alla storia di Verne.

Probabilmente si sarà basato su un qualche atlante scolastico ma nel ritrovare adesso il grande foglio di cartoncino rimango basita dal fatto che l’intero mappamondo è disegnato in “piano sequenza” cioè senza mai staccare la matita dal foglio. Mari, oceani, isole e continenti, sono tracciati in perfetta proporzione, con tutti gli incavi e le sporgenze giuste, non c’è un ripensamento, non c’è una correzione.

Suppongo che questa prima parte dell’opera, che adesso trovo straordinaria, allora mi sembrò lenta e tediosa. Quello che volevo fare al più presto era il percorso, le trappole, le scorciatoie, il gioco insomma. E si fece pure quello. Ci volle un’intera mattinata, e Giuliano scrisse con la sua calligrafia minuta tutte le regole, i salti di caselle, le citazioni antropologiche e geografiche necessarie, e alla fine il gioco non fu mai giocato. Il bello era stato inventarlo insieme, vederlo sorgere sulla carta, ridere alle avventure dei partecipanti e dimenticare completamente il mal di gola, la febbre, le pustole della varicella o il fastidio di qualsiasi altra cosa mi affliggesse in quel momento.